Mostre

BEYOND THE MATTER: MICHEAL BIBERSTEIN ALLA REGGIA DI CASERTA

APRILE 2023

Un invito a guardare oltre, una mostra dove ad essere protagonista è l’enigma della percezione. 

Immensità, sublime e mistero, questi i fondamenti attorno ai quali ruotano i lavori dell’artista svizzero, per la prima volta esposti in Italia in uno spazio istituzionale.

La mostra, organizzata in collaborazione con la Galleria Giorgio Persano di Torino, è stata selezionata dal Comitato scientifico del Museo attraverso il bando di valorizzazione partecipata del primo semestre 2023 della Reggia di Caserta. 

Il bando è uno strumento di condivisione, sperimentazione, creazione e innovazione di contenuti culturali. Istituti di ricerca, università, centri di formazione, operatori culturali, cooperative, fondazioni, associazioni di volontariato e di promozione sociale, raggruppamenti di associazioni e altri soggetti senza scopo di lucro hanno la possibilità di presentare proposte che prevedano attività di fruizione culturale e valorizzazione fisica o virtuale del patrimonio, momenti di aggregazione, utilizzo di espressioni artistiche e creative all’interno del Palazzo reale, nel Parco o all’Acquedotto carolino. 

Le grandi tele appositamente scelte per l’occasione, non a caso presentate in un sito monumentale così carico di simbologia e spiritualità, rimandano a luoghi onirici, stranianti ed eterei che sembrano emergere da una fitta nebbia, alimentando contrasti fra toni caldi e toni freddi, ottenuti per graduali diluizioni della densità della materia pittorica.

Mettendo in scena paesaggi mentali, spazi atmosferici, elementi monocromi, spiragli di luce e rari accenni di colore simili a vortici, Beyond ci spinge ad attraversare le superfici dei dipinti nel tentativo di cogliere quanto si pone dietro a ciò che emerge come un cielo uggioso, cupo, ma al contempo intriso di un’atmosfera elettrica, un’energia luminosa in potenza, generatrice di attrazione e sgomento, di fascino ipnotico, che accarezza, ammalia, ma è pronta a divampare e, per questo, renderci inquieti. 

Come sottolinea la curatrice Marina Guida nel testo critico che accompagna l’esposizione: “È un processo creativo innestato sulla capacità di sottrazione dell’orpello visivo quello di Biberstein, che mira all’essenza del concetto mediante un attento lavoro di azzeramento dell’elemento inessenziale, sia esso iconico o mentale. 

L’artista sceglie di sottrarre, piuttosto che aggiungere. Sottrae, nei suoi lavori, la ricerca della forma, del tratteggio, del contorno, sottrae la figura, la narrazione. Siamo di fronte al grado zero di una pittura radicale di matrice analitica, che si rivela lentamente, per velature, quasi a richiamare il carattere mistico e meditativo della pittura Sumi-e.”

Beyond è un invito a varcare una soglia per immaginare cosa possa esserci un attimo dopo il progressivo diradarsi delle cromie fino alla dimensione dell’invisibile.

Sono molteplici le chiavi di lettura, tante quante sono gli strati pittorici che si sovrappongono e si estendono sulle tele, a realizzare scenari a metà fra un sentire meditativo ed uno sforzo immaginativo che prende forma nell’occhio, per farsi strada nella mente e spingersi oltre questa.

La maestosità e l’eclettismo della sede espositiva, dove confluiscono richiami a discipline sapienziali d’ogni tempo (alchimia, teosofia, astronomia, botanica…), diventa funzionale al progetto espositivo, indicando al visitatore un percorso iniziatico. 

Beyond è un omaggio alla più segreta anima della Reggia di Caserta, straordinario simbolo di bellezza e sapienza, un’esortazione a un viaggio nei paesaggi della mente, per riuscire a vedere oltre il visibile.

 

SECRET GARDENS

FRANCA PISANI

MUSEO DEL CENTRO CAPRENSE

SETTEMBRE 2022

Progetto site- specific dell’artista Franca Pisani dal titolo Secret Gardens”.
Un corpus di cento opere dove il linguaggio della pittura e della scultura traggono ispirazione da quello della scienza.

Curata da Marina Guida ed esposta presso il Museo del Centro Caprense Ignazio Cerio a Capri, che conserva fossili, invertebrati marini, manufatti preistorici e reperti archeologici dall’isola, la mostra presenta un allestimento particolarmente suggestivo che si muoverà tra arte e scienza , indagano l’importanza e la bellezza delle alghe.

Le tele di varie dimensioni saranno poste in dialogo con gli esemplari di alghe marine della collezione algologica di Oronzo Gabriele Costa (1787-1867) acquisita oltre un secolo e mezzo fa da Ignazio Cerio ed esposte per la prima volta nelle sale del Museo.

Le alghe, in quanto produttrici di ossigeno, sono utili e benefiche per gli esseri marini e terrestri, vengono utilizzate attualmente nell’industria come validi sostitute delle plastiche, oltre ad essere degli eccezionali filtri marini.

Scrive la curatrice Marina Guida: “Pisani intreccia l’arte pittorica con il mondo scientifico. Nei suoi lavori, realizzati con fibre e pigmenti naturali, netti contrasti cromatici e forme essenziali si alternano con rigore in un susseguirsi di immagini a “senso doppio”, dove in ogni significato se ne nasconde un altro. Immaginato ed immaginario. Onirico ed ambientaleLe opere realizzate dall’artista, ritraggono dei veri e propri paesaggi, dove al posto di piante e strade troviamo alghe immerse in un meraviglioso ambiente acquatico. Le opere si offrono ai nostri occhi come paesaggi nuovi e spettacolari, nascosti e sconosciuti all’uomo, eppure reali e complessi”.

«Le alghe – sostiene Franca Pisani – sono fluttuanti esseri viventi, la bellezza di una creazione silente, la perfetta imperfezione dell’universo. Penso alle distese di queste specie come a grandi colline delle profondità, ma anche a giardini segreti e dei porti e delle rive dove il passaggio dell’Uomo ha lasciato un segno sulla Natura così come il segno graffia da sempre la mia arte… le alghe, presenza misteriosa, sono speranza di vita per le creature dell’acqua, dell’aria e della terra e lo saranno sempre più in futuro». Ancora una volta, l’aiuto per la vita sulla terra, arriverà dal mare.

DALÌ INCONTRA HITCHCOCK: A NAPOLI L’ANTEPRIMA MONDIALE E L’UNICA TAPPA EUROPEA PER LA MOSTRA SPELLBOUND:

Scenografia di un Sogno

APRILE 2022

The Dalì Universe sceglie Napoli per l’anteprima mondiale di SPELLBOUND: Scenografia di un Sogno, la mostra a cura di Beniamino Levi dedicata a Salvador Dalì ed Alfred Hitchcock, in esposizione presso la Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta dal 14 aprile fino al 30 settembre 2022.

Il progetto, che si avvale della Direzione artistica di Roberto Pantè, presenta per la prima volta in Europa la scenografia realizzata dal Maestro del Surrealismo per il film del Maestro del Brivido: Spellbound (in italiano  “Io Ti Salverò”) .

Un progetto immersivo che unisce cinema, arte e musica, mettendo in comunicazione l’arte surrealista del genio catalano e le impressioni del cinema thriller

Paranoia, perdita della memoria, fase onirica, psicoanalisi e recupero della memoria, sono i temi centrali attorno ai quali si snoderà un percorso espositivo estremamente intimistico ed emozionale.

La mostra, patrocinata dal Comune di Napoli ed organizzata da The Dalì Universe, si compone di un corpus di oltre cento opere originali di Dalì, valorizzate dalla dimensione cinematografica hitchcockiana e da originali effetti sonori e multimediali.

Una narrativa con un taglio cinematografico e multisensoriale ad alto impatto, e una sceneggiatura che vuole toccare le corde più intime del pubblico.

La collezione di opere originali esposte in “Spellbound: Scenografia di un Sogno” si compone di sculture in bronzo, opere in vetro Daum, grafiche, libri illustrati, tarocchi daliniani, oggetti di design e arredi surrealisti dal valore inestimabile. Lavori simbolici, che ripercorrono l’iconografia surrealista, alcune di esse mai esposte prima in Italia.

Incontriamo un Salvador Dalì artista poliedrico: pittore, scultore, designer, illustratore e anche scenografo.

Il percorso culmina con l’esposizione dello Spellbound, dipinto maestoso e monumentale, scenografia creata nel 1945 da Salvador Dalì per l’omonimo film di Alfred Hitchcock.

“Il grande regista era colpito dalla visione onirica del Maestro catalano e si rivolse a lui per rappresentare la fase centrale che ruotava intorno alla scena del sogno – ha spiegato Robertò Pantè nel corso della conferenza stampa di presentazione –  Per farlo voleva linee diverse dal solito, non scene opache e tremolanti ma tratti decisi e nitidi, quasi realistici. Secondo Hitchcock solo un visionario, un artista pervaso da paranoie critiche come Dalì, poteva essere in grado di immaginare la scenografia ideale. Da qui nasce questa opera di trenta metri, che viene esposta per la prima volta in Europa. Un’opera che rappresenta un pezzo di storia del cinema su cui i primi occhi a posarsi sono stati quelli di Dalì, di Hitchcock e di Ingrid Bergman e Gregory Peck che erano gli attori protagonisti del film che fu premiato con un Oscar e che ricevette diverse nomination”.

Allo spettatore sembrerà di trovarsi all’interno della mitica scena del film: occhi che spuntano dalle pareti e dai tendaggi, uomini senza volto e oggetti

dai bordi contorti. Il capolavoro di Dalì sarà avvalorato da una scenografia corredata da proiezioni e dalla colonna sonora premio Oscar del compositore Miklos Rosza.

Un’atmosfera onirica pervaderà l’intero percorso espositivo: nessuno come Dalì è mai riuscito a rappresentare così bene i contenuti dell’inconscio: il surrealismo del genio catalano porta in scena, senza filtri o censure,  il flusso di coscienza , direttamente dal magma caotico che popola i sogni.

Location dell’eccezione, la Basilica Seicentesca di Santa Maria Maggiore, unicum napoletano, nasconde storie e reperti del periodo greco-romano, ma anche, nei suoi sotterranei, rifugi antiaereo della Seconda Guerra Mondiale. All’esterno, la monumentale scultura di Dalì “La Persistenza della Memoria”, dialogherà con la Pietrasanta, proprio nel cuore pulsante del centro storico di Napoli, 

Lungo le sue navate, tra contrasti di luce e ombra, le opere daliniane acquistano una nuova profondità espressiva e un valore storico ineguagliabile.

MONICA MARIONI
#LASCIAMIANDARE
CAPRI | VILLA LYSIS

La mostra origina da esperienze autobiografiche dirette, trasformate in un’inedita impaginazione artistica che va
intesa come testimonianza delle modalità e conseguenze della violenza fisica o psicologica derivanti da relazioni
“tossiche”. #LASCIAMIANDARE non racconta una storia di abusi, bensì il cammino d’uscita da essi, il
risveglio e la dolorosa e progressiva riconquista del proprio giudizio, della corretta prospettiva di sé e del mondo.

NATURAL SOVEREIGNTY-  PAOLO CIRIO

CERTOSA DI SAN GIACOMO

OTTOBRE 2021

L’esposizione, organizzata dalla galleria torinese Giorgio Persano e dalla galleria berlinese NOME, in collaborazione con la Direzione regionale Musei Campania e l’Ufficio Servizi Educativi della Certosa di San Giacomo, gode del Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee e del patrocinio della Città di Capri.

Dopo le indagini artistiche su tematiche economiche, politiche, legali e finanziarie, la ricerca di Paolo Cirio , presentata non a caso in siti così pregni di bellezza, si interroga per la prima volta sull’emergenza climatica, un punto cruciale del nostro tempo, ancora troppo sottovalutato. E lo fa senza mezzi termini, allestendo un tribunale utopico del crimine climatico, nel quale le maggiori compagnie petrolifere e di carbone sono messe sotto processo e giudicate da esperti di giustizia climatica internazionale e dal pubblico che si costituisce parte lesa.

In questo processo immaginario i querelanti, insieme alla specie umana, sono le migliaia di specie di flora e fauna in estinzione. Sono decine e decine gli studi e le pubblicazioni scientifiche che negli anni hanno lanciato da tempo l’allarme per cui la vita del nostro pianeta sarebbe in gravissimo pericolo, come evidenziato dal Segretario generale dell’ONU Antonio Guterres che nell’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) ha commentato: “Deve suonare una campana a morto per il carbone e i combustibili fossili, prima che distruggano il nostro pianeta”.

Sebbene da molto tempo attivisti e scienziati continuino a gridare forte contro i disastri dell’emergenza climatica – anche se troppo costanti sono le catastrofi che errate scelte politiche antiecologiste hanno inferto all’ambiente e benché siamo quasi a un punto di non ritorno – la loro voce resta a tutt’oggi inascoltata.

 

“HUMAN fights rights lights” è il titolo della video trilogia dell’artista Umberto Ciceri che teatralizza il testo integrale della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948, in occasione del suo settantesimo anniversario, attraverso l’ambiguità etica ed estetica del linguaggio mediatico adottato.

L’elemento comune che unisce le tre rappresentazioni allegoriche è la sostituzione dei testi e delle musiche originali attraverso un intervento di meticolosa messa in scena: prima la telecronaca di trenta K.O., poi i testi liturgici delle cantate di Bach ed infine la musica per violoncello e piano nel passo di danza di Maya Plitseskaya, subiranno una trasfigurazione.

Costante ai tre video è l’associazione e l’ambiguità tra l’alta definizione del testo da leggere e la bassa definizione delle immagini da guardare. L’artista videoregistra i tre atti con una telecamera ad alta risoluzione ma li filma direttamente fuori fuoco promuovendo un contrasto emozionale tra la logica descrittiva delle parole a fuoco e la logica della sensazione nei filmati sfocati.

La mostra “HUMAN fights rights lights”, autocurata dallo stesso Ciceri, è presentata in prima assoluta nelle retrostanze settecentesche degli appartamenti storici del Palazzo reale, mentre dalla falsa cupola dello Scalone d’Onore del Vanvitelli verrà diffusa JUNGLE, un’installazione sonora concepita per immergere il pubblico nell’atmosfera della giungla primaria. Tutto il sonoro deriva da un intervento creativo e complesso applicato alle forme d’onda delle voci umane che cantano i Diritti nel secondo atto di HUMAN. JUNGLE riflette sull’ambiguità dell’apparenza estetica e sui diritti come leganti, senza i quali la possibilità stessa di una società umana verrebbe meno.

L’autore è Umberto Ciceri, artista lombardo che vive e lavora a Barcellona.

La sua ricerca abbraccia sezioni di diversi contenuti e modalità di rappresentazione estetica, l’una ha finalità sociali e utilizza installazioni sonore, videoproiezioni e performance; l’altra si basa su studi di neuroestetica, una personale evoluzione di una tecnica cinetica che spinge lo spettatore a muoversi davanti all’opera in un cerimoniale percettivo di coincidenza temporale, denominata Hypertrait.

Alla realizzazione di “HUMAN fights rights lights” hanno partecipato illustri personalità, generose e solidali al messaggio dell’opera, come: il Maestro e direttore d’Orchestra Guido Corti; Il Direttore d’orchestra e Maestro di Coro Antonio Greco; il Coro a Cappella Costanzo Porta di Cremona; il fonico Marzio Benelli; il Direttore del Complesso Monumentale di Santa Croce a Firenze Giuseppe De Micheli ; il sound designer Edoardo Ciceri; il doppiatore Filippo Fossa; il costumista Elvis Rubega; il make-up è dell’artista Simonetta Casasola.

 

La mostra è stata realizzata in collaborazione con la galleria Liquid Art System di Capri.

É patrocinata dalla Città di Caserta e gode inoltre del Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee di Napoli.

 

Scheda della mostra

Luogo ospitante

Reggia di Caserta

Viale Douhet 2/a 81100 Caserta CE Italia

Titolo

HUMAN Fights Rights Lights

 

Date Mostra

7 Settembre – 7 Ottobre 2018

Inaugurazione

Venerdì 7 Settembre 2018, ore 18.00

 

Retrostanze del Settecento Appartamenti storici

Primo atto FIGHTS 22’27’’ in loop continuo

PREAMBLE 4’05” in loop continuo

Secondo atto RIGHTS 41’12’’ in loop continuo

Terzo atto LIGHTS in loop continuo

Scalone d’Onore del Vanvitelli

JUNGLE – installazione sonora 30’ in loop continuo

Sponsor

Davide Grecchi, Tapeless Milano; RC Sistemi Audiovisivi; Eidos, allestimenti grafici

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Sequenza/Occasioni

 a cura di Marina Guida

Villa Lysis – Capri

 9 settembre – 9 ottobre 2018

 Inaugurazione sabato 8 settembre 2018, ore 17.30

 

Inaugura sabato 8 settembre 2018 per la prima volta a Capri – all’interno di Villa Lysis, la storica dimora che il Conte Fersen fece costruire a inizi ‘900 sull’isola azzurra – la mostra personale del fotografo Giorgio Cutini, concepita appositamente per questa occasione espositiva, dal titolo “Sequenza/Occasioni”, a cura di Marina Guida.

Il progetto, organizzato in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Capri, con il Patrocinio del Comune di Capri ed il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, si compone di 15 fotografie in B/N, e due fotografie a colori di medio e grande formato.

Aperta fino al 9 ottobre 2018, la mostra accoglie i visitatori in un’atmosfera visionaria.

Il titolo “Sequenza/Occasioni” delinea la prassi operativa del fotografo anconetano, descrive la volontà dell’autore di utilizzare il medium fotografico in modo anticelebrativo e conoscitivo, indagando lo statuto stesso della fotografia: il riferimento al dato reale.

La sua indagine iconica si spinge oltre il visibile, racconta mediante i due corpus di fotografie in esposizione, la differenza di procedimento e ricerca della visione, che si struttura per sequenze ed occasioni.

Il primo corpus è costituito da una “sequenza” di fotografie in bianco e nero, stenopeiche, nelle quali Cutini indaga il rapporto dell’uomo con la natura, per sconfinare in una più profonda riflessione esistenziale. Il secondo corpus è costituito dalle occasioni”: serie di fotogrammi recuperati, ovvero frammenti della visione riaffioranti dalla nebulosa dei ricordi, attimi di vita che raccontano di visioni improvvise – alcune delle quali dedicate a Capri – momenti speciali nei quali l’immagine si rende perfetta alla mente del fotografo, che riesce a cristallizzarla nel suo scatto; queste non sono frutto di una ricerca intenzionale, bensì, si presentano come doni del caso, dell’imprevisto, del fuori controllo, preziosi emblemi dell’istante inatteso.

La mostra, corredata da una preziosa pubblicazione con un testo critico della curatrice Marina Guida, sarà visitabile fino al 9 ottobre, durante l’orario di apertura della Villa-Museo affidata dal Comune di Capri a Ápeiron, l’associazione incaricata dei servizi turistici di assistenza, promozione e valorizzazione del sito.

 

Informazioni utili

Titolo                     Sequenza/Occasioni

Artista                   Giorgio Cutini

A cura di                  Marina Guida

In collaborazione Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Capri

Patrocinio morale Comune di Capri

Matronato            Fondazione Donnaregina per le Arti contemporanee

Sede                         Villa Lysis – via Lo Capo 12, 80076 Capri

Date                          8 settembre – 9 ottobre 2018

Inaugurazione        sabato 8 settembre 2018, ore 17.30

Orari                         dal lunedì alla domenica, dalle 10 alle 18, chiuso il mercoledì

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I letti di fiori di Zhuang in mostra a Capri

“From the other side” : un viaggio reale e immaginario nell’arte di Zhuang Hong Yi.

L’arista, cinese di origine e olandese di adozione, fonde nelle sue coloratissime tele influenze orientali e occidentali. Le serie delle opere in mostra, denominata “Flowerbeds”,  si caratterizza per i suoi elementi : carta di riso verniciata, tagliata a mano, che Zhuang piega in centinaia di piccoli “boccioli”.

Il fiore, soggetto dominante nella produzione di Zhuang, è un’immagine diffusa nella cultura cinese tanto quanto in quella olandese. L’estetica cinese è evidente  nel colore, nella natura e nella forma. Allo stesso tempo, la pittura su tela di Zhuang ricorda pratiche e tematiche Impressioniste, tratti di colori che si mescolano e gocciolano sulla tela scorrendo sul collage di fiori di carta.

Nelle sue più recenti creazioni,  l’artista invita l’osservatore ad interagire con l’opera, che pare cambiare colore a seconda di dove ci si posiziona, proprio come un campo di fiori durante la primavera.

“From the Other side”  ( letteralmente, “Dall’altro lato”),  in mostra dal 3 al 17 agosto 2018, vuole essere un invito ad osservare i lavori dell’artista dai più diversi punti di vista.

Varietà e casualità  trionfano nelle opere di Zhung  evidenziando la sua liberazione in termini sia di estetica che di tecnica.  Dipinti che attirano lo spettatore, incoraggiandolo a mettersi in comunicazione con l’opera e ad immergersi in un arazzo di colori e forme.

La fusione delle tradizioni artistiche consolidate della Cina e della libertà di stile olandese vuole rappresentare la “lotta” personale che Zhuang promuove dal punto di vista visivo,  oscillando tra fasi di pianificazione controllata, gesti emotivi ed un attento montaggio.

Le installazioni in carta di riso , con le loro sfumature e il loro cambiamento, si propongono all’osservatore come uno specchio: ci ricordano come tutto possa cambiare e debba essere osservato varie volte in altrettanti vari modi, per afferrare l’essenza più pura delle cose. In questo senso, le opere di Zhuang Hong Yi rappresentano una metafora della vita.

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«Worlds of words», mondi di parole, è la prima mostra personale di Guy Leclef in Italia, che inaugura stasera alle 18.30 nello spazio espositivo Liquid Art System di Anacapri in Piazza Vittoria, alle 18.30.

Sculture a parete, fatte di vere riviste piegate a mano, tagliate in pezzi triangolari orizzontali e  collocate all’interno dell’opera/ libreria. Uno stile che va oltre il puro ready-made, tanto che Leclef lo chiama «riciclaggio poetico».

Utilizzando la carta al posto della vernice, l’artista belga concede una seconda vita alle riviste e giornali destinati al macero, creando  nuovi universi di parole. Un’ arte allegra ed essenziale. Leclef  presenterà oggi le sue ultime opere : tavole di legno a parete su cui vengono applicati libri, fogli di giornale, ritagli di carta e cartone. Attraverso la sua particolare attenzione ai dettagli, la manipolazione del suo medium artistico, la carta,  mostra  giocosi virtuosismi e non scade mai nella mera spettacolarità o nella ripetizione seriale.

Ogni opera è il risultato di un accurato lavoro, che inizia con la scelta del singolo pezzo di rivista o giornale, fino ad arrivare alla lavorazione con colla e colori, ed infine all’assemblaggio.

Le opere di Leclef sono semplici ma hanno molto da dire. Tutti i singoli tasselli di carta suggeriscono informazioni, notizie e particolari da scoprire e decifrare.

Ma il ruolo dell’osservatore è dare all’opera la possibilità di trasportarlo altrove, dove quelle parole hanno un significato.

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Forma smagliante, «The Brilliant Shape», è il titolo scelto per la terza edizione di Capri The Island of Art, rassegna open air ideata da Franco Senesi, presidente dell’omonima associazione culturale che organizza l’evento in collaborazione con due partner che della “brillantezza” ne hanno fatto una cifra stilistica: Liquid Art System, rete internazionale di gallerie con cuore caprese, e Chantecler,  la storica gioielleria dell’Isola, da oltre settant’anni simbolo di creatività, glamour, e della piu pura  tradizione gioielliera italiana.

Anche quest’anno Capri the Island of Art, patrocinato dalla Città di Capri,  vede coinvolti artisti della scena contemporanea internazionale, invitati a dialogare con i luoghi simbolo dell’isola.

Una mostra itinerante, sotto la direzione artistica di Angelo Crespi, che vedrà alternarsi  a partire dal 2 giugno fino al 7 Ottobre, gli scultori Seo Young-Deok, Kim in Tae e  Stefano Bombardieri, esposti in alcuni dei punti più frequentati e rappresentativi di Capri: a due passi dal Campanile di Piazza Umberto I, sulla scalinata di Piazzetta Cerio e a Via Camerelle.

Un lavoro corale quello di Capri The Island of Art, a conferma che l’arte contemporanea può essere fruibile, o forse lo è ancora di più, in spazi non convenzionali, e di come riesca sempre a diventare  occasione di incontri, confronti e discussioni.

 

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WOODEN BALANCES

Venerdì 18 maggio dalle ore  18:30 Liquid Art System inaugura la mostra ” Wooden balances”, di Matthias Verginer, scultore altoatesino noto internazionalmente per la sua tecnica di intaglio del legno, attraverso cui è capace di dar vita ad opere originali e ricche di ironia.
I lavori di Matthias Verginer si contraddistinguono per il loro umorismo. Le sue bizzarre sculture sono composte da un assemblaggio di animali e figure umane che seguono criteri estetici fuori dal comune. Con le sue opere, Matthias Verginer provoca la nostra mente, indagando sui corpi umani e animali e su come ci sentiamo osservando qualcosa che non rispecchia un canone di bellezza convenzionale.
L’ironia lo ha portato a rappresentare situazioni paradossali in cui uomini e donne mostrano quanto siano assurdi i nostri modelli di bellezza e comportamento. Siamo abituati a creare la nostra immagine, spesso in base a status symbol, moda, potere, dimenticando che il nostro essere si esprime anche nelle nostre debolezze, nei nostri limiti.
Le sue donne in sovrappeso, che sognano di volare come super-eroine, sono personaggi che ci fanno sorridere e riflettere al tempo stesso.

L’idea che il grasso debba essere considerato antiestetico sul corpo femminile diventa assurda se correlata al mondo animale.
Wooden balances, ” Equilibri di legno”, ovvero precari:  un rapporto tra corpo umano e animale che mostra proporzioni molto diverse dalla vita reale.
Ma l’equilibrio che  Matthias Verginer mette in mostra non è solo quello tangibile. Le sculture in legno dell’artista richiedono una reazione non passiva dello spettatore, inducendolo ad interrogarsi su cosa si nasconde dietro quelle simpatiche figure colorate: la donna fuori dagli schemi con le sue ali potrebbe essere, ad esempio, una sognatrice.

MATTHIAS VERGINER
Matthias Verginer è nato nel 1982 a Bressanone (Italia), dove continua a vivere e lavorare.
Nel 1996-2001 ha studiato grafica pubblicitaria e scultura presso la School of Arts, Selva / Gardena (I). Nel 2001-2004 è stato apprendista sotto il padre Willy Verginer; nel 2002-2003 ha collaborato con l’artista Aron Demetz.
Crea sculture in legno su piccola scala divertenti e bizzarre.
Matthias Verginer spazia tra un personale linguaggio figurato e una padronanza tecnica di strumenti e materiali. Sa come nascondere lo sforzo necessario per far sembrare l’arte semplice: un aspetto essenziale per un’opera d’arte, come diceva Baldassarre Castiglione nel Rinascimento. Matthias Verginer sa come dare alle sue creazioni energia e un’incredibile sensazione di vita.
Collabora con Liquid Art System dal 2012.

 

 

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Peter Demetz

THE PERCEPTION

La Triennale di Milano – Quadreria Dal 8 al 25 marzo 2018

Inaugurazione 7 marzo, ore 18,30

A cura di Angelo Crespi e Marco Izzolino

Il progetto The perception di Peter Demetz alla quadreria de La Triennale di Milano prende il titolo dalla installazione principale presente in mostra. The perception è una scultura in legno di grandi dimensioni che simula la virtuale continuazione dell’unico ambiente della quadreria verso due sale immaginarie oltre il muro. L’installazione è inoltre accompagnata da altre quattro opere di piccolo formato dalla struttura architettonica e compositiva simile.

The perception è una installazione che simula la presenza di alcuni visitatori all’interno di uno spazio composto di due sale attigue. Lo spazio interno alla scultura ha un’altezza e una larghezza realistiche, ma una profondità compressa. Il pavimento dell’installazione è infatti ascendente, sfruttando le regole della “prospettiva solida accelerata”. Nello spazio architettonico sono collocate alcune sculture lignee che raffigurano tre persone, due nella prima sala ed una nella sala di fondo. Le sculture, dall’aspetto estremamente realistico, non sono scolpite a tutto tondo, ma a rilievo, un rilievo ugualmente “accelerato”, come nella tradizione dello “stiacciato” rinascimentale. Agli osservatori che accedano alla sala dall’ingresso opposto all’installazione si offre solo la visione frontale dell’opera, la quale restituisce – grazie anche ad un sapiente controllo della luce interna – la percezione di uno spazio in prospettiva, che fa apparire l’ambiente reale molto più profondo che nella realtà. Avvicinandosi, però, gli osservatori hanno la possibilità di interagire con la scultura, il suo spazio interno (aperto) e le figure rappresentate, rendendosi conto dell’alterazione della profondità.

L’opera intende descrivere una possibile situazione all’interno di uno spazio architettonico. Le due persone rappresentate in primo piano ne osservano una terza e ne percepiscono la presenza in relazione al contesto. Oltre alle persone non c’è nulla. Lo spazio è completamente vuoto. L’artista intende indurre così l’identificazione dello spettatore con le figure rappresentate e dello spazio reale con quello virtuale, come ci trovasse di fronte ad uno specchio. Lo spettatore è invitato a considerare se stesso, a interrogarsi, a riflettere, a immedesimarsi con l’opera d’arte. Lo sguardo da un unico punto di vista fisso, su cui si basano le regola della prospettiva lineare e la struttura ottica e geometrica della fotografia, è in realtà una forma simbolica: una convenzione, cioè, cui ci hanno abituato secoli di pittura figurativa e successivamente di fotografia, per poter riprodurre e comunicare almeno una parte delle informazioni visive presenti nello spazio reale.

The perception a La Triennale di Milano è l’ultimo atto di un progetto di ricerca avviato da Peter Demetz con Liquid art system, sull’interazione della propria scultura con l’osservatore e lo spazio architettonico che contiene entrambi, e, che ha

portato alla presentazione di sue grandi installazioni in una serie di mostre ad Art Miami, la Certosa di Capri, la Reggia di Caserta e alla Galleria civica di Trento.

La mostra è stata realizzata con il contributo di Liquid art system, fondata da Franco Senesi.

PETER DEMETZ
Bolzano 1969
Vive e lavora ad Ortisei (BZ)

Peter Demetz dopo aver studiato presso l’Istituto d’arte di Ortisei, da apprendista ha fatto esperienza presso il Maestro Heinrich Demetz. Dopo aver ottenuto il grado di maestro di scultura, da allora ha partecipato a numerose mostre in Italia e all’estero (Austria, Germania, Stati Uniti, Belgio, Turchia).

L’artista dal 1999 e per i successivi tre anni, ha studiato pedagogia, didattica, psicologia dell’apprendimento e sviluppo. Dal 2001 ha condotto corsi e seminari sulla scultura in legno. Dal 2002 al 2006 è stato capo insegnante per il corso di scultura d’arte presso l’Università Lignea di Zwickau, in Germania, come pure la facoltà di Schneeberg di arti applicate e il Daetz-Centrum in Lichtenstein. Dal 2007 al 2010, ha ottenuto importanti riconoscimenti in concorsi di arte come il “III Triennale Ladina”, il premio “Arciere” e il “XVIII premio di Sulmona”, ponendosi tra i più interessanti scultori di oggi. La sua arte è stata fortemente sostenuta dal centro di Design di Swarovski, Wattens, Nuria-Sachsen Leipzig e Daetz-Centrum in Lichtenstein.

Peter Demetz realizza con incredibile dettaglio e finezza delicate sculture realistiche in legno di uomini, donne e bambini. Le sue opere sono inserite all’interno di una cornice di vita quotidiana, esprimendosi con gesti semplici. I soggetti sono catturati in pose molto singolari, ma senza caratteristiche particolari che ne mostrino l’età o lo status sociale, al fine di concentrare l’attenzione dell’osservatore sulla loro essenza. Le figure intendono infatti esprimere un forte senso di ricerca interiore, colte in momenti molto intimi. Spesso sono visti da dietro, in un’istantanea “rubata” dallo scultore, per un suo desiderio di preservare la loro intimità. Nessun contatto visivo è mai stabilito con l’osservatore, come se queste figure fossero intrappolate nel loro mondo. Demetz ha evoluto negli anni la sua ricerca spostandola su un versante più metafisico, dove le figure, soggetti principali ed esclusive delle sue opere, sono sempre colte in contemplazione di oggetti inesistenti e illuminate da LED (light box) che amplificano la percezione del vuoto contemplato.

 

ANCIENT FREEDOM: NICCA IOVINNELLA PERFORMER AL MUSEO MANN

Il 2 Marzo il Museo MANN diverrà teatro di una performance artistica: “Ancient Freedom“, di e con Nicca Iovinnella. Un titolo che unisce, su un palcoscenico d’eccezione, la classicità alla contemporaneità, la corporeità al digitale, la natura all’artificio.

Nell’elegante sala del Museo adiacente al giardino delle camelie, trasformata per l’occasione in uno scenario bucolico, l’artista esplorerà temi cari alla sua ricerca quali quelli dell’affermazione del sé, dell'”abitare”, delle “ferite” di un universo femminile più volte calpestato dalle volontà altrui.

Ancient Freedom, nata in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, sarà visitabile fino al 2 Aprile. L’atto performativo, in scena il 2 Marzo alle ore 18, verrà infatti ripreso in diretta e mostrato al pubblico attraverso proiettore e schermi ad hoc.

Ancient Freedom è contemporaneamente un’installazione, un video, una performance, un ambiente immersivo. In linea con le attività di apertura al Contemporaneo portate avanti negli anni del MANN, celebra un nuovo modo di intendere la fruizione di un Museo Archeologico.

“Come i grandi personaggi tragici femminili della mitologia – da Didone a Cleopatra, da Cassandra a Medea – Nicca interpreta (è) una donna dilaniata dallo sforzo di vivere e di affrontare le forti contraddizioni dell’animo umano. Indubbiamente Eros e Thanatos si fondono in quest’operazione polisemica, sintesi di un percorso di vita che diventa racconto universale.” Commenta Adriana Rispoli, che accompagna la mostra con un testo critico.

Nicca proporrà, in una aggiornata chiave di lettura, un lavoro che ha avuto occasione di presentare nel 2014 al Parco dei Camaldoli di Napoli, dal titolo I AM. Ripercorrendo i sentieri  (qui al limite dell’immaginario) di quel Parco, scandirà i suoi passi con un nuovo ritmo , abitando lo spazio emotivo del suo vissuto, oggi inevitabilmente diverso da quello di ieri, ma dove rintracciamo alcune costanti: una corda appesa ad un ramo, due cappi, il secondo alato. I materiali utilizzati sono quelli che la natura offre generosamente: foglie e rami. L’installazione è di grande leggerezza, ma i simboli a cui alludono il cappio e le ali perturbano e creano nel visitatore un senso di spaesamento. L’artista penderà dalla corda vestita di bianco ma il suo corpo resterà come sospeso grazie alle ali. La performance è ricca di contrasti, uno su tutti, forza e debolezza: la leggerezza delle ali e la pesantezza del corpo, la fragilità del ramo e lo spessore della corda.

Nicca, da sempre attenta analizzatrice dei luoghi in cui opera, ha deciso inoltre di rendere omaggio al Museo che ospita la sua performance, con un intervento su misura. Proietterà su di sé tre sensualissime sculture, veneri e nike acefale, scelte tra quelle conservate al MANN: un tentativo di storicizzare le sofferenze ma al tempo stesso le scelte , le conquiste delle donne, dall’antica Grecia ai giorni nostri.

Una libertà ancestrale che l’artista, con una metaforica macchina del tempo, vive e riafferma. C’è sempre uno scarto con la realtà: il mondo  di Nicca ci catapulta in un universo immaginifico in cui l’artista,  illustra una storia, lascia un segno.

Scheda Mostra

 

Titolo: Ancient Freedom

Sede: MANN

Inaugurazione: 2 marzo 2017 ore 18, performance ore 19

Date             3 Marzo- 3 Aprile 2017

 

 

“Io sono, Tu Sei” Anna Sargenti in mostra al PAN

 

Si inaugura Mercoledì 28 giugno 2017 alle ore 18 al Palazzo delle Arti di Napoli, Io sono – Tu sei. 1975-2017, oltre 40 anni di attività artistica di Anna Sargenti. La mostra si presenta al contempo come viaggio antologico nella vasta produzione dell’artista romana, e un ritorno sulla scena contemporanea, dopo circa dieci anni di silenzio.

Promossa dall’Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli , a cura di Maria Savarese, il percorso espositivo prende il titolo dall’ultimo lavoro della Sargenti, in mostra per la prima volta al PAN. L’installazione inedita è composta da oltre 40 tavole di legno usurate e ferite dal tempo, recuperate nelle campagne irpine, e poi coperte di bianco, intrecciate da uno spago con innumerevoli nodi. “Un lavoro duro”, come lo definisce l’artista, consapevole del valore degli oggetti abbandonati, che proprio perché logorati dal tempo, racchiudono una storia, cui l’artista vuole ridare una nuova dignità. Un’affermazione del loro essere, una nuova declinazione, come quella dell’ausiliare che per eccellenza descrivere il nostro stare al mondo. C’è un’archeologia dietro ”Io sono, tu sei” : le vecchie tavole, destinate a morire in un camino, sono state ritrattate, restaurate, legate dai pensieri, e ricoperte da una pittura bianca , una sorta di gesto di difesa e custodia. Un lavoro scaturito dall’introspezione di questi anni, frutto di una riflessione sul tempo e la memoria personale e collettiva

Tema ricorrente lungo l’intero allestimento, fatto di contrasti e sovrapposizioni, è proprio quello della memoria, in parte legata al vissuto personale dell’artista, in parte al ricordo dei luoghi. Ripercorriamo anche “Similitudo”, l’esperienza presso l’ospedale Psichiatrico Frullone degli anni ’94-95: opere recluse, destinate ad autodistruggersi, ma documentate dall’abilissimo lavoro fotografico di Fabio Donato. Una riflessione sulle modalità dell’essere e del sentire, che esamina le zone oscure dell’io, le paure, i riti, le ansie pacate ed i vuoti colmati con i gesti della prassi artistica. La mostra racconta le sperimentazioni di tanti anni di lavoro, l’utilizzo di varie tecniche realizzate su tela – legno – ferro, le ricerche di colore, le contaminazioni con la musica, la fotografia, la poesia e il teatro.

Un itinerario volutamente disordinato, che procede per associazioni, molto spesso linguistiche, cariche di valenza letteraria ( da Verlaine a Breton) , giocando coi colori, dal giallo, al blu, al rosso fino al “colore più difficile”, che tutti il contiene: il bianco.

L’artista , fattasi silenziosa spettatrice per diversi anni, non ha mai smesso di analizzare lucidamente il circostante, come non ha mai smesso di appartenere al quotidiano della città che oggi ospita la sua personale. Nella stazione Metropolitana di Quattro Giornate ed in quella di Salvator Rosa sono installate in maniera permanente da oltre 15 anni, Sabe que la lucha es crudel, trasfigurazione in collage di una poesia di Santos Discepolo e C’est la crapule, presentata a Pechino nel 1995 in occasione della conferenza mondiale dell’ONU sui diritti delle donne.

Titolo: Io Sono- Tu Sei. 1975-2017

Artista: Anna Sargenti

Sede: PAN

Promossa: Comune di Napoli, Assessorato alla Cultura e Turismo

A cura di : Maria Savarese

Opening: 28 Giugno 2017 ore 18

Date: 29 Giugno – 21 Luglio 2017

“La Capri di Pasquale Trisorio e Lucio Amelio”

Capri 11 ottobre 2015 ore 11

 

La dimora più dandy di Capri non chiude i battenti , anzi rilancia per l’ autunno-inverno con la mostra “La Capri di Pasquale Trisorio e Lucio Amelio”, a cura di Maria Savarese e Fabio Donato, coordinamento scientifico di Annamaria Boniello.

Promossa dall’Associazione culturale Gulliver – Epochè, in collaborazione con Àpeiron Associazione Culturale, inaugurerà l’11 ottobre 2015 alle ore 11 nella storica dimora del conte Fersen.

 

Il progetto espositivo, fortemente legato al territorio ed alla valorizzazione storico-culturale del sito, si avvale della sponsorship del Porto Turistico di Capri, del patrocinio della Città di Capri e del Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee. La durata della mostra, visitabile come l’intera Villa, fino al 31 dicembre 2015, è in linea con l’obiettivo della Città di Capri di destagionalizzare le attività turistico-culturali dell’isola.

 

Grazie al coinvolgimento di importanti archivi privati, come quelli della famiglia Trisorio ed Amelio, e di noti fotografi napoletani come Fabio Donato e Luciano Ferrara, saranno esposte in mostra fotografie, molte delle quali inedite, documenti ed opere, in particolare, la celebre Capri-batterie, unica opera realizzata a Capri e per Capri dall’artista tedesco Joseph Beuys nel 1985.

Fulcro dell’esposizione saranno due progetti fotografici.

Il primo realizzato da Fabio Donato nell’ottobre del 1971, dal titolo Una giornata indimenticabile: il fotografo napoletano, infatti, era con Lucio Amelio e Pasquale Trisorio quando l’artista tedesco Joseph Beuys giunse per la prima volta a Villa Orlandi, ad Anacapri, rimanendone folgorato per la bellezza.

Il secondo è composto da alcune fotografie che facevano parte della mostra voluta ed organizzata da Trisorio alla Certosa di San Giacomo nel luglio 1983, Capri un pretesto”, gli autori erano Hollander, Fontana, Ghirri, Gibson, Jodice, Nori, Shurmann.

Inoltre, saranno esposti alcuni scatti di Luciano Ferrara, che documentano il clima culturale caprese di quegli anni, ed una video-intervista a Lucia Trisorio, realizzata da Mario Franco, in occasione della mostra.

Completano il percorso espositivo immagini fotografiche di alcuni disegni tratti dal Libro degli ospiti di Villa Orlandi, realizzati da CyTwombly, Jannis Kounellis, Joseph Beuys, Giuseppe Chiari, Mario Merz, Sol LeWitt, Pier Paolo Calzolari, Luigi Ontani, Kenny Scharf, Cindy Sherman, Ettore Spalletti, Marco Bagnoli, Lucia Romualdi con gli artisti napoletani Carlo Alfano e Nino Longobardi. Il volume è conservato nell’archivio dello Studio Trisorio, insieme a documenti che testimoniano le attività culturali ed espositive promosse da Pasquale e Lucia Trisorio sull’isola, tra cui una mostra sulla storia del costume da bagno, ed un’altra sulla grafica.

L’ esposizione , infine, sarà corredata da un catalogo presentato nel mese di Gennaio al Museo Madre di Napoli coinvolgendo familiari, artisti, registi, giornalisti ed amici di Paquale Trisorio e Lucio Amelio.