dal Magazine YachtCapri
Luglio 2023
Non si può parlare dell’opera di Umberto Ciceri prescindendo dalla sua indagine sul fenomeno percettivo.
La pratica dell’artista si focalizza su studi di neuroestetica, un’area di ricerca che coinvolge le scienze cognitive per analizzare le basi biologiche dell’esperienza estetica.
Come definire la sua espressione artistica?
“ Nano impressionismo cinetico” è una mia invenzione, da innamorato del colore.
Il mio lavoro è progettare schemi di interferenza visibili dal sistema nervoso, progettare soglie percettive.”
La sua arte deriva da paesaggi sonori, video-proiezioni, performance, generando interazione temporale con l’osservatore.
“Il mio lavoro ha un’esistenza temporale, lo sguardo di un attimo non potrebbe sostenere di averlo visto, è necessario trovare la sua forma ritmica, entrare nel suo volume, permettere all’opera di esercitare un effetto su di noi.”
Ci descrive il suo incontro con l’arte?
“Mi sono imbattuto nell’arte quando ho perso l’equilibrio. Sono convinto che la condizione di equilibrio sia il vero miracolo dell’esistenza e della coesistenza , uno stato di grazia.”
Ciceri approda nel mondo dell’arte e da subito come artista di riferimento della Liquid Art System a Capri e a Positano nel 2007, dopo un felice trascorso nel mondo della moda.
“Disegnare tessuti per molti anni mi ha permesso di sperimentare direttamente la mia ricerca nella visione. Il concetto di ordito e trama mi ha insegnato che l’ordine nascosto nel mondo è di natura dinamica e che l’instabilità detiene il dominio finale.
Non si trattava più di riprodurre forme statiche, ma forze dinamiche.
Oggi l’approccio rimane il medesimo. Quello che una volta era un tessuto ora è diventato quello che io chiamo un “tappeto ottico”; mentre un tempo utilizzavo fibre di seta, oggi lavoro con fibre di fotogrammi estratti da pellicole filmiche.”
La sua opera l’ha chiamata “Hypertrait”: una personale evoluzione di un medium degli anni trenta che è riuscito a portare ad una eccellenza tecnica inimitata.
“Creare un Hypertrait è cercare di connettere le arti spaziali del segno alle arti temporali del movimento, è sperimentare ogni volta le teorie impressioniste in scala nanometrica perché i miei colori sono invisibili ad occhio nudo come squame delle ali di farfalla. Creare un Hypertrait è ogni volta chiacchierare di luce col Barone Von Helmholtz facendo girare i dischi di Maxwell.”
Da dove inizia?
“Comincio filmando un movimento. Catturo intenzionalmente l’immagine dinamica sfocata, perché il punto di interesse non risiede nel soggetto in quanto tale, ma piuttosto nel campo di forza che nasconde.
Trasformo il movimento in un “personaggio ritmico” e ne rafforzo la ricezione coordinando la successione tra i colori e gli intrecci di fotogrammi estratti della pellicola. Qui vedo solo io che succede, è tutto troppo piccolo per vedere ad occhio nudo, qui il ritmo regna sovrano.”
Gli ultimi lavori di Ciceri, esposti lo scorso autunno al Museo MAGA di Gallarate, con la mostra ” La forma del ritmo” a cura di Alessandro Castiglioni, si presentano come intarsi di lenti ottiche. Un uso innovativo e inedito delle superfici lenticolari che l’autore ha denominato Qualia.
“I Qualia sono una metafora sulla coesistenza tra umani, ogni tassello è una unità indivisibile, proprio come ognuno di noi. L’opera non ha più alcun centro ma si costituisce unicamente come trama, il significato dell’opera coincide con l’evento stesso dell’opera, il legame animato con gli osservatori.”
Le opere, in mostra per l’intera estate nel circuito di gallerie Liquid di Capri e della Costiera, sono espressione della produzione astratto–analitica di Ciceri, che prende le mosse dal Manifesto Realista (1920) di Naum Gabo: il movimento ha una sua autonomia e potrà essere percepito come forma.
“I visitatori si muoveranno continuamente, produrranno da soli le associazioni necessarie, l’osservazione sarà creativa, ognuno troverà il proprio ritmo perché, in fondo, i colori siamo noi.
AnnaChiara Della Corte